Antonella Belviso Painter
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Biography

Immagino di iniziare la mia stessa biografia con un’ovvietà, dicendo che la mia pittura rispecchia nello stile e nella forma esattamente la mia personalità incline alla ricerca e alla precisione e mai soddisfatta dal risultato finale. Potrei interrompere qui la mia descrizione e sarebbe già la sintesi perfetta di me stessa, ma mi permetto di aggiungere altro.
Mi chiamo Antonella Belviso e sono nata a Bari da una premurosa mamma e da un padre giurista che nonostante l’apprensione verso una figlia piccola perchè all’epoca ventenne, e il rigore verso lo studio, accetta di farle fare un percorso da pubblicitaria, materia trent’anni fa non del tutto chiara per un universitario intimorito per il futuro della figlia. Ma, cosa peggiore, è che dopo anni di art direction pubblicitaria nella vivace Milano, anni in cui ero persino riuscita a convincerlo, oggi sono diventata un’artista, parola che non dovrei neanche associare a me stessa perché pare siano gli altri a doverlo fare, pena presunzione. Come disse lo scrittore Jacques Séquéla (giornalista, scrittore, uomo d'affari e cofondatore della RSCG, una delle più importanti agenzie pubblicitarie del mondo, e laddove si ferma la mia cultura interviene il magico copia incolla da Wikipedia), “non dite a mia madre che sono una pubblicitaria… lei mi crede pianista in un bordello”. Solo che mia madre diventa “mio padre” e il pianista diventa una pianista. E da pianista in un bordello, o da pubblicitaria nel bozzolo avvolgente di Milano oggi mi sono trasformata in una pittrice senza ali.
Sulle tele, proprio nella sintesi delle idee, vive ancora la mia anima da pubblicitaria, in quei cicli di opere che io amo chiamare “progetti”.
Il mio è stato un percorso sostanzialmente al contrario. Sin da piccola e durante il periodo da art director, la mia arte aveva forme astratte, intrappolata nella mancanza di conoscenza e di tecnica. Lo so che un artista, per come lo si intende oggi, dovrebbe esprimere anche solo con un segno ciò che ha dentro, ma non io. Io sono una pittrice aspirante “brava realista”, il cui percorso, allora e per sempre di studio, volge a immortalare ciò che di vero si frappone fra me e i miei occhi e fra me e la mia macchina fotografica. Freddo raccontarsi così, ma in quei corpi io vedo e parlo di un’anima, della sua trasparenza e insieme della sua corposità e descrivo conflitti, amori, e cerco di mostrarla e renderla tangibile.
Da subito, mettendo da parte il periodo astratto, la mia fonte di ispirazione sono state le persone: ho ritratto modelli in cui, in un primo momento, ho cercato fra le caratteristiche la normalità e una sorta di bellezza che passava soprattutto attraverso i miei occhi. Poi, in piena contraddizione con me stessa, ho cominciato a cambiare soggetti e a scegliere di ritrarre la perfezione dei corpi. Nel tempo sono certa che cambierò volontà altre decine e decine, centinaia di volte, ma il comune denominatore fino ad ora è stato sempre lo stesso: gli occhi dei miei personaggi, il così detto specchio dell’anima.
Anni fa, trasferitami nuovamente a Bari un giorno forse per caso, come per caso fu ritrovarmi a Milano, (città che ancora spesso mi accoglie e che amo) mi sono imbattuta in una bottega d’arte dove la mia pittura figurativa ha cominciato a prendere vita grazie agli studi con i miei primi maestri che insegnavano la grisaglia (pittura monocromatica sulla quale successivamente si procede con il colore). Negli anni la mia tecnica pittorica si è modificata soprattutto grazie all’influenza e alla mia partecipazione ad alcuni master dei pittori contemporanei che più ammiro,​ e adesso, e per ora, io sono questa.
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